Il secondo libro del Belgariad, La Regina della Magia, si apre con grandi aspettative da parte del lettore, che ormai è pronto a un po’ di azione. Invece trova ad attenderlo le elucubrazioni sociali di Garion
ARENDIA
Il nostro giovane protagonista, incupito dal fatto di non avere un chiaro ruolo al mondo o nella saga, vive come un affronto personale l’ingiustizia sociale che costringe i servi arend a cibarsi di radici degli alberi e morire di fame.
Con questa conquista sociale in mente, si scaglia avventatamente contro un giovane nobile Asturiano, Lelldorin, che però essendo nato in una casta di guerrieri si dimostra più che capace di batterlo anche dopo essere stato disarcionato vigliaccamente.
Per qualche strano motivo, i due giovani fanno amicizia, e Garion tenta ripetutamente di far notare al nobile l’ingiustizia della situazione dei servi: ma Lelldorin – che non è molto sveglio – è troppo concentrato nelle ingiustizie che i Mimbrati, l’altra fazione degli Arend, fanno subire agli Asturiani.
Scopriamo così, con un infodumping solo un po’ attenuato rispetto al primo libro, che l’Arendia un tempo era una nazione divisa in tre fazioni, da sempre occupate a farsi guerra, spinte dal loro coraggioso ma stupido Dio Leone. Nel corso dei millenni una fazione, quella dei Waciti – che guarda caso era quella che piaceva a Polgara – è stata sterminata sino a non lasciare più una traccia, e quella Mimbrate ha vinto la guerra, giungendo a dominare i cugini Asturiani.
Parlando del più e del meno, Lelldorin rivela a Garion di essere implicato in una trama per uccidere il Re Korodullin di Arendia orchestrata dal Murgos Nachak – una versione appena appena modificata di quanto era accaduto a Garion a Cherek.
Dopo essersi riuniti al più valente cavaliere mimbrate in terra, Mandorallen, e aver lasciato il giovane Lelldorin, ferito crudelmente dalle bestie note come Algroth, a curarsi presso un alleato, i nostri eroi giungono nella capitale Vo Mimbre, nota soprattutto per essere stata il punto focale della grande invasione dei Murgos millenni prima.
A corte Garion, con un tempismo “forzato” da una strana voce nella sua mente, svela la trama del Murgos, salvando la vita a Re Karodullin e affermando il suo ruolo nel gruppo – in un modo o nell’altro. Nel farlo, riesce a non mettere in mezzo l’amico Lelldorin, rivelando una fedeltà ammirevole.
Morale della parte 1 de La Regina della Magia: gli eventi sono ciclici, e tendono a ripetersi. Il lettore all’inizio non capisce perché e lo attribuisce alla pigrizia dello scrittore, ma in realtà ha una motivazione più profonda.
Le perle: Mandorallen quando, incredulo, risponde “Perdere? Io? Perdere?” e la dimostrazione di Belgarath di fronte alle porte di Vo Mimbre, quando dopo aver trasformato un rametto in un albero secolare si gira verso la figlia e dice: “Che dici Pol, è un melo?”